venerdì 20 settembre 2013

Una storia "difficile"

Non sono mai riuscito davvero a capire il significato della parola "difficile". Voglio dire, ne conosco la definizione e so come usarla in una normale conversazione, ma questo non corrisponde a comprenderla davvero. Non riesco a capire cosa sia una cosa difficile. Una cosa o la puoi fare o non la puoi fare. Un problema o lo puoi risolvere o non lo puoi risolvere. Non c'è "difficile" che tenga. Certo, alcune cose richiedono più impegno e abnegazione, ma... "difficili"?
E no, non credo che c'entrino le lezioni del maestro Yoda.
In generale, ho capito che quando una cosa è "difficile" è appassionante. Quando è "facile" è noiosa. Poi ci sono le cose impossibili, che appartengono a un'altra categoria.
Quindi si tratta di capire non se una cosa è difficile, ma se una cosa è possibile o impossibile da fare. E agire di conseguenza.
A volte funziona.

Ma (se non avete già chiuso il blog con un vaffanculo) vi chiederete qual è il motivo di questo pippone su lavitaluniversoetuttoquanto.
Il motivo è che, quando scrivo, spesso mi imbatto in una situazione in cui fino all'ultimo non so se quello che sto facendo è realizzabile o no. In particolare succede quando inizio a imbastire una trama. C'è un'idea, molto vaga, di qualcosa che potrebbe funzionare. E basta. Bisogna trovare altre cose che funzionino insieme a quella prima idea creando un tutto organico, in grado di stare in piedi e, allo stesso tempo, di accontentare il lettore e, prima di lui, l'editore. Ed è il momento più difficile del mio lavoro. Perché queste altre cose potrebbero non arrivare mai.
Oggi, per esempio, due idee diverse sulle quali stavo lavorando già da un po' si sono combinate formando qualcosa che mi pare avere un senso. E che mi piace molto. La parte difficile è finita. Ora si comincia a impastare la malta, a disporre i mattoni e a tirare su le pareti. Inizia il lavoro impegnativo, che presumibilmente porterà via un sacco di tempo (bisogna costruire, sgrossare, aggiungere i dettagli, limare, lucidare...). Ma è un lavoro che so che può essere fatto. Non è "difficile", solo maledettamente lungo e impegnativo.
E temo che il vero significato di "difficile" continuerà a restarmi oscuro.
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