venerdì 11 luglio 2014

Il lavoro gratuito

Questo invece sono io davanti
al signor Free Books.
Periodicamente negli ambienti creativi (santo cielo quanto odio questa parola) si rinfiamma la discussione sul lavorare gratis. E le voci dei più tenaci oppositori di questa spiacevole pratica si alzano per gridare che mai, mai e poi mai si deve svolgere un lavoro senza che sia previsto un compenso.
Ecco, io su quel mai, mai e poi mai qualcosa da ribattere ce l'ho.
Io ho lavorato gratis. Ho scritto sceneggiature e racconti senza essere pagato. Più volte. (Mi è capitato anche di lavorare per gente che prometteva di pagare e poi non lo faceva, ma qui stiamo parlando di altro... degli stronzi mentitori magari ne discutiamo un'altra volta.)

Ho lavorato gratis, dicevo, e l'ho fatto in varie occasioni. Ecco un elenco non esaustivo.
- Progetti a scopo di beneficenza.
- Iniziative senza scopo di lucro alle quali mi è stato chiesto di dare una mano e che ho trovato interessanti.
- Piccole autoproduzioni altrui.
- Storie realizzate per il web e fatte per il puro piacere di farle.
E sicuramente ce ne sono altre.

A volte faccio degli incontri con i lettori senza chiedere soldi a chi li organizza. Quando per esempio mi chiamano a parlare in una scuola (e ho tenuto lezioni in scuole di ogni tipo, dalle elementari all'università), semplicemente perché credo ne valga la pena, perché so che i soldi dedicati all'istruzione sono praticamente inesistenti e perché siccome penso che invece quei soldi ci dovrebbero essere ce li metto io, con il mio tempo e a volte con le spese del viaggio.

Insomma, credo che l'obiezione incondizionata al lavoro gratuito sia una stronzata. Per quanto mi riguarda c'è un'unica condizione che preclude a prescindere mie collaborazioni gratuite, ovvero quando il richiedente ottiene un guadagno personale dal mio lavoro (che sia monetario, di visibilità o di altro tipo). Perché in quei casi si chiama sfruttamento, e farsi sfruttare è da pirla. Negli altri casi, in genere, almeno prendo in considerazione l'ipotesi. Per ora non me ne sono pentito mai.
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