lunedì 26 novembre 2012

Gli errori di Nolitta e Ferri

 Un errore commesso volontariamente resta sempre un errore? Un adagio ripetuto spesso dai musicisti dice: quando fai un errore, ripetilo subito in modo da trasformarlo in un virtuosismo. In quel caso, un errore commesso volontariamente non solo non è un errore, ma può servire a correggerne uno precedente facendolo sembrare una scelta precisa. Non è tuttavia questo il caso di cui volevo parlare.
Nei giorni scorsi, complice la Collezione storica a colori di Zagor, ho riletto (dopo davvero un sacco di tempo) la storia "Il mio amico 'Guitar' Jim" (uscita in origine sul n. 100 dello Zagor mensile e riproposta sui nn. 40-41 della Collezione storica). E ho notato che, all'inizio di questa storia, lo sceneggiatore Guido Nolitta e il disegnatore Gallieno Ferri commettono due errori da principianti.
Una delle regole principali del disegno, in un fumetto, è che bisogna sempre calcolare in anticipo il volume dei balloon, in modo da lasciare il giusto spazio per inserire poi le nuvolette dei dialoghi. E che non bisogna mai, mai e poi mai "tagliare" le teste dei personaggi per inserire le nuvolette dei dialoghi.
Un'altra regola dice invece che il disegno deve essere chiaro, non "pasticciato", che gli elementi devono essere tutti ben identificabili e che si deve fare attenzione a non rendere la vignetta confusa.
Osservando le vignette qui a fianco, si nota invece come, nel giro di due sole pagine, gli autori compiano entrambi questi errori da dilettanti. Ma come si spiega, visto che tutti e due avevano ormai carriere decennali alle spalle?
Si spiega con la storia: la sequenza scritta da Nolitta prevede che i nostri eroi entrino in una taverna nella quale c'è un personaggio che suona e che il lettore non deve riconoscere. Inizia quindi una serie di vignette in cui il chitarrista viene inquadrato di spalle, con la faccia in ombra o... addirittura con quella "vietatissima" lampada davanti al viso che vedete nella seconda delle due vignette qui sopra. La cosa più interessante, tuttavia, a mio avviso è l'uso del balloon nella prima vignetta. La nuvoletta, l'incorporea voce del personaggio, diventa qui elemento scenico acquisendo una doppia valenza narrativa: oltre al significato (ovvero alle informazioni date dal testo, in genere unica informazione contenuta in un balloon) qui ha importanza anche il significante (la nuvoletta "fisica", con il testo dentro), che viene utilizzata in senso informativo. Anzi, in senso anti informativo, visto che il suo scopo non è quello di aggiungere informazioni ma di toglierne. Un simile uso del balloon è assolutamente non ortodosso e rischioso, in quanto può facilmente portare un effetto di involontario ridicolo, ma se realizzato con criterio, nella situazione giusta e col giusto metodo, allora... ecco, adesso mi è venuta voglia di scrivere una storia in cui inserire una scena del genere (ma non preoccupatevi, per il mio e per il vostro bene, eviterò di farlo).
Quindi, per rispondere alla domanda posta all'inizio: no, gli errori commessi volontariamente non sempre sono errori. A volte, anzi, diventano virtuosismi proprio come se fossero quelli ripetuti da un musicista.
E, ah, l'anno in cui questa storia è uscita per la prima volta è il 1973.

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